Quando i conti non tornano...




» SEQUENZA ALLO SPIRITO SANTO

Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri,vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.



»  STIMOLI PRO-POSITIVI:

- CANZONEFiorella Mannoia "Che sia benedetta"




Ho sbagliato tante volte nella vita
Chissà quante volte ancora sbaglierò
In questa piccola parentesi infinita
quante volte ho chiesto scusa e quante no.
È una corsa che decide la sua mèta
quanti ricordi che si lasciano per strada
Quante volte ho rovesciato la clessidra
Questo tempo non è sabbia ma è la vita
che passa, che passa.

RIT.
Che sia benedetta
Per quanto assurda e complessa ci sembri
la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda
se cadi ti aspetta
Siamo noi che dovremmo imparare
a tenercela stretta, tenersela stretta
Siamo eterno, siamo passi, siamo storie
Siamo figli della nostra verità
E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona
Che sia fatta adesso la Sua volontà
In questo traffico di sguardi senza meta
In quei sorrisi spenti per la strada
Quante volte condanniamo questa vita
Illudendoci d’averla già capita
Non basta, non basta

A chi trova se stesso nel proprio coraggio
A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio
A chi lotta da sempre e sopporta il dolore
Qui nessuno è diverso nessuno è migliore.
A chi ha perso tutto e riparte da zero
perché niente finisce quando vivi davvero
A chi resta da solo abbracciato al silenzio
A chi dona l’amore che ha dentro



» DALLA PAROLA... :    Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 1-20)

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».


» ....ALLA VITA:

La matematica di Dio è sempre paradossale e incomprensibile per noi. All'apostolo Pietro, che vorrebbe imparare la formula e la misura del perdono, Gesù risponde "fino a settanta volte sette": praticamente sempre e comunque, anche quando i conflitti sembrano insanabili o sembra che la ragione sia tutta dalla sua parte. Nel brano del servo malvagio Gesù esordisce parlando del Regno dei Cieli. Esso non è un luogo ma una relazione con Dio che ci fa vivere da figli, essere in comunione con i fratelli e in armonia con il creato. Possiamo individuare tre momenti, in sostanza tre relazioni: servo-padrone, servo-servo, padrone-servo. Nel primo momento il servo debitore, temendo di essere venduto e privato di tutto, col rischio di perdere anche la vita, prostrato a terra, supplica il padrone: si prostra, si umilia. Nel contatto con la terra c'è un confondersi con essa. Si fa piccolo, sottomesso, quasi scompare. E' un abbassarsi nella speranza di rialzarsi. La sua vita è nelle mani del Re. "Il padrone ebbe compassione", si commuove nel profondo e condona il debito. Il perdono di Dio rialza, fa riprendere il cammino, ridona dignità e libertà. E il servo si rialza, ma "appena uscito quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari". Avrebbe potuto gustare la gioia e la bellezza di quel dono, avvertire il desiderio di condividere, comunicare, perdonare a sua volta. Tutto, invece, è consumato in qualcosa di dovuto: un debito saldato, un obiettivo materiale conseguito. Il servo malvagio è stato toccato dall'Amore, ma non si è lasciato attraversare da esso. Non è diventato "canale" attraverso cui il perdono ricevuto si fa esigenza di perdonare. Nella seconda scena, infatti, ritroviamo il servo malvagio che incontra un compagno e gli chiede di ripianare il debito: stessa dinamica, medesima richiesta di pazienza, ma nessuna indulgenza. Il servo malvagio non ha compreso l'entità del dono ricevuto, la sua grandezza. Un dono che non solo lo solleva dalla schiavitù, ma che gli offre un'opportunità unica: una vita nuova , trasformata, arricchita. Un modo nuovo di vedere gli altri, non più debitori, ma compagni di viaggio. Nella terza scena è solo il padrone che parla. Egli si adira nei confronti del servo che non ha usato pietà verso il suo compagno. Perdonare è difficile, richiede un cammino, un percorso segnato dal tempo e dalla fatica della conversione. E' essere alla sequela di Gesù che ci invita ad amare i nemici, a restituire il bene al male ricevuto. Il perdono è un paradosso: chi ha subito un'ingiustizia, un'offesa, non solo è chiamato a non restituisce il male ricevuto ma anche a non interrompe la relazione con chi ha operato il male stesso. Perché la tentazione più forte è quella di cancellare l'altro dalla propria vita, di allontanarlo, di "gettarlo in prigione" per non interagire più con lui. In una parola rompere il legame di fraternità che unisce le persone, che fa tutti gli essere umani una sola comunità, un solo popolo


DOMANDE

1.       Nella tua vita ti senti più "debitore" o "creditore"? 
          Senti di non aver dato o di non aver ricevuto abbastanza?
2.       Hai fatto esperienza di donare il perdono a chi è stato ingiusto con te?


»  PREGHIERA FINALE: "Oh Signore fa di me uno strumento"

Oh! Signore, fa di me
uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.
Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poiché:
è dando che si riceve,
perdonando che si è perdonati,
morendo che si risuscita a Vita Eterna.

(S. Francesco)