15/12 Finché c'è attesa c'è speranza





»  STIMOLI PRO-POSITIVI:


- AUDIO:  LUIGI MARIA EPICOCO - "L'ATTESO" (catechesi a Foligno 3 dicembre 2017)






1) DALLA FEDE IN QUALCOSA ALLA FEDE IN QUALCUNO

- Esiste l'amore? Sì mi fido che esiste, ma finché l'amore non lo incontro io a me non serve l'amore... tutto quello che diciamo teologicamente è molto bello ma inutile finché non ha a che fare con me, finché non incontra me e non tocca la mia vita. Io incontro l'Amore sempre negli occhi di qualcuno.
 - Non esiste "il dolore" esiste QUELLA sofferenza; non esiste "l'amore" esiste QUELL'Amore che ha toccato la mia vita, non esiste "l'amicizia" esiste L'amico.

2) COS'E' IL NATALE?

- La festa del Natale è la festa di una Verità bellissima che ad un certo punto è diventata Qualcuno, è diventata incontrabile.  Se l'Amore esiste ma io non posso incontrarlo, non mi interessa sapere dell'Amore. - Molte persone si sono allontanate dalla fede perché ad un certo punto si sono dette che tutto quello noi annunciamo sulla fede è bellissimo, ma non è incontrabile. Il cristianesimo che noi annunciamo spesso è un "cristianesimo dell'informazione" non un cristianesimo dell'incontro.

3) CHE COS'E' L'AVVENTO?  

-  Tutto quello che è profondamente umano è anche profondamente cristiano.
-  Qual è la mia attesa? la tua attesa di madre, giovane, malato, innamorato...?
-  L'attesa è qualcosa che si cuce sul nostro istante, sulla nostra vita.
-  Ci accorgiamo che la nostra vita è piena di attese che non vale la pena di attendere.
- Dimmi cosa attendi e ti dirò chi sei. Che cosa noi stiamo facendo della nostra vita? Cosa stiamo attendendo? Spesso le nostre attese hanno nomi e cognomi.
- Le attese delle persone a Betlemme non prevedevano l'arrivo di uno come Gesù. Le loro attese non erano aperte all'ALTRO e all'ALTO. Erode attendeva di conservare il proprio potere, i locandieri di fare affari, attese che forse non facevano male a nessuno ma che non fanno neanche bene. Tu puoi attendere delle cose che non fanno più entrare ossigeno nella tua vita.

4) VIVERE CON ATTESE O SOPRAVVIVERE SENZA ATTESE?

- I primi che si sono recati ad adorare Gesù sono stati gli inaffidabili pastori. I poveri, gli ultimi hanno sempre un'apertura, una mancanza, una ferita attraverso cui Cristo può entrare. Quando uno si aspetta solo di star bene nasconde il bisogno di avere delle certezze fisiche, materiali. Non è una cosa brutta ma tutto quello che è di questa terra non ci darà mai una certezza così come la stiamo cercando.
- Noi possiamo dirci davvero vivi solo e soltanto quando ci aspettiamo ancora qualcosa dalla vita.
Le nostre vite diventano "sopravvivenze" quando smettiamo di avere delle attese. Senza attese nelle nostre famiglie noi alla fine conviviamo, non siamo più famiglie. Andiamo avanti senza attenderci più niente dalle persone che abbiamo accanto. Che vita è la tua se non hai più delle attese nei confronti di te stesso, se continui a guardarti sempre con giudizio? Se sei il primo a parlare male di te stesso? Meglio avere un'attesa sbagliata che non avere attese, perché l'attesa sbagliata si può raddrizzare ma laddove non ci sono attese non si può fare nulla. Gesù fa questo, ci spinge a tornare ad aspettarci qualcosa dalla vita.
- Sta per succedere qualcosa già solo perché abbiamo aperto gli occhi stamattina, il Signore ci dà ancora tempo per vivere perché sta accadendo qualcosa e noi dobbiamo accorgercene e dobbiamo accoglierlo, attenderlo. L'ateismo vero è non credere più nella vita, in se stessi. Gesù è venuto innanzitutto ad aggiustare l'umano che è in noi. 

5) DUE PARTICOLARI STORIE DI AVVENTO:

* IL PARALITICO ALLA PISCINA DI BETESDA (Gv 5, 1-16)

Dopo queste cose, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Ora a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c'è una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua. Perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l'acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l'acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto. C'era là un uomo infermo da trentotto anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?». L'infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l'acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». L'uomo fu guarito all'istante, prese il suo lettuccio e si mise a camminare.

- A volte siamo talmente abituati alla sofferenza che non sappiamo più se vogliamo venirne fuori o meno. A volte si ha persino paura di abbandonare un dolore perché quel dolore lo si sente come una casa. La rassegnazione è il nostro modo di sopravvivere, le persone si rassegnano per rimanere a galla e se tu gli togli la rassegnazione le costringi a cadere di nuovo in acqua, le persone rischiano anche di affogare e allora si preferisce non desiderare più niente. E' più semplice la vita di chi non si aspetta più niente, perché se tu non aspetti più niente non ti arrivano nemmeno le fregature. Le nostre attese si ammalano perché abbiamo paura di soffrire, abbiamo paura che non ci siano risposte alle nostre attese.
- "Qualcuno arriva sempre prima di me..." Guardiamo sempre la vita degli altri, la maggior parte della nostra sofferenza dipende dal fatto che noi guardiamo la vita degli altri. Tuttavia noi non sappiamo niente veramente della vita delle persone.
 - Non si può dire di essere cristiani e vivere la rassegnazione. Non si può dire di credere in Gesù Cristo e non avere più attese e non credere che Dio può tutto, sempre.
- Noi mettiamo sempre avanti le nostre situazioni personali, la nostra condizione presente e passata, i nostri "38 anni" di sofferenze personali, ma Gesù ci dice "sì, lo so tutto questo, ma tu vuoi guarire o no?"
- il tempo del Natale è un tempo cruento, perché è il tempo di un alcol spruzzato su una ferita, è il tempo di Gesù che viene nella nostra vita e ci chiede "vuoi guarire?", "se tu non vuoi qualcosa io non posso fare niente per te".

* IL CIECO DI GERICO (Mc 10,46-52)

E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

- La sua cecità l'ha costretto ad elemosinare l'esistenza, ma lui è un uomo che non smette di aspettarsi qualcosa dalla vita. Quando tu non riesci a concludere qualcosa di importante nella tua vita inizi ad accontentarti, inizi ad elemosinare l'esistenza. Lui invece appena sente Gesù passare inizia a gridare e confida ancora di poter essere guarito.
- se le nostre preghiere e attese non diventano come ostinate quelle di questo cieco non sono attese. Se le nostre preghiere non riescono a centrare l'obiettivo di ciò che è importante allora non sono efficaci. Noi impariamo davvero a pregare quando le nostre preghiere diventano molto corte, quando sanno domandare l'unica cosa che conta. 
- Gesù non è uno che ti spiega tutto della vita ma è uno che ti fa tornare a vedere la vita. Ciascuno di noi quando vive un problema si concentra talmente tanto su un problema che non riesce a vedere nient'altro al di fuori di quel problema. Non riesce più sentire il senso dell'esistenza, non riesce più a guardare la parete ma è fisso solo su un chiodo. La nostra cecità è questo fissarsi su un problema a tal punto da non riuscire più a vedere altro. Siamo tutti ciechi, tutti possiamo cadere in questa paranoia. Cristo allarga il nostro sguardo, ci invita a vedere tutto il resto. Tante volte noi vorremmo che Dio ci liberi dai nostri chiodi, ma Lui non fa questo, non è un mago che ci risolve i problemi, Lui ricolloca il problema in una prospettiva più grande.
- La guarigione vera non è avere occhi nuovi, ma tornare a guardare in maniera diversa la propria esistenza. Noi pensiamo a volte che il nostro cristianesimo non funziona perché di fatto tutte le nostre preghiere non vengono ascoltate, pensiamo che tutti gli altri abbiano delle grazie e dei miracoli mentre noi pur pregando non riceviamo niente e la nostra vita sembra sempre uguale.   
- Abbiamo bisogno dell'Avvento perché abbiamo bisogno di qualcuno che riallarghi le nostre prospettive.
- Se noi diventiamo solo esperti di problemi e di chiodi noi rimaniamo ciechi.

6)  GUARIRE, RINASCERE, AMARE

- L'Amore è continuare a guardare con speranza e fiducia (anziché con rassegnazione) le persone che ami, nonostante tutto. Quanto dovrebbe essere rassegnato lo sguardo di Cristo sull'umanità? Dio invece ci guarda e dice "C'è ancora speranza."
- Gesù che nasce è la nostra vita che rinasce. Gesù può rinascere nella nostra vita se in noi rinasce il desiderio di guarire, se la rassegnazione si tramuta in speranza. Senza questo non ha senso il Natale.
- I giorni in cui Gesù nasce sono giorni di ansia, giorni di paura, giorni in cui non si sapeva come sarebbe finita la storia. Erode aveva il potere di schiacciare Gesù e la sua famiglia.
- Come ci aiuta Dio? Quando ci vogliamo bene quello è il 1° modo che Dio ha di aiutarci. Poi Giuseppe e Maria affrontano la loro vita invece di prendere a lamentarsi, non perdono tempo a chiedersi "perché è successo questo? perché proprio a noi?".  Dio interviene nella nostra vita nella misura in cui ci sarà qualcuno che ci vuole bene e decideremo di affrontare la vita. Finché avremo qualcuno da amare sarà quella la nostra forza, finché non smetteremo di affrontare la vita con la fiducia che Dio esiste e ci viene incontro, allora Dio può fare qualcosa per noi.
- Ci sono persone che non si lasciano volere bene e non riescono a volere bene, è per questo che Gesù viene nel mondo, non viene per cacciare i romani ma per rendere capaci noi di volerci bene. Avremo come affrontare la vita se riusciamo ad amare e a lasciarci amare.
- Non domandate al Signore di risolvere i vostri problemi, domandate al Signore di guarire voi, la vostra capacità di amare, la vostra vista. Se farete questo Dio tornerà di nuovo e sarà visibile tra noi nonostante le contraddizioni di questo mondo.
- Ogni qual volta noi riusciamo a vedere una persona che torna a vivere noi torniamo a vedere Gesù che nasce.

7) IL DIO CHE SI MANIFESTA PIENAMENTE NELLA DEBOLEZZA

- Negli occhi fragili di una bambina vissuta 1 solo giorno, negli occhi dei genitori c'era pace e gratitudine
- Il Dio che vorremmo è un Dio che guarisce i bambini che soffrono e impedisce che accadano certe cose, ma il Dio in cui dobbiamo credere è il Dio che sa manifestarsi anche nella debolezza, è il Dio del "sì" pronunciato dai genitori di Maria Sofia,  è il Dio del "sì" che fa scendere le lacrime nella nostra vita ma la riempie di un immenso significato. Dio come il lievito non si vede ma fa sentire la sua presenza in quello che viviamo perché fermenta la nostra vita, la riempie e la fa crescere come il lievito.


» DOMANDE PER LA RIFLESSIONE:


1) Sei "in attesa"? Sai attendere? Come vivi le attese?
2) Azione o rassegnazione?
3) Scegli sul "fedometro" sottostante le parole che più rappresentano la tua dimensione di fede e motivane la scelta:

1.      MEMORIA/RICORDO
2.      INCONTRO
3.      NOSTALGIA
4.      PRESENZA
5.      RICERCA (Ricercatore o Ricercato?)
6.      CAMMINO
7.      RISTORO
8.      STUPORE
9.      PREGHIERA
10.  PAURA
11.  DIMORA
12.  RIFUGIO
13.  ARRIVO
14.  PARTENZA
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aggiungi la tua parola (se sopra manca)